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Qual è il centro di costo maggiore nelle spese di bilancio di un azienda?

Qual è la risorsa principale su cui un imprenditore fa affidamento per raggiungere i suoi obiettivi di Business?

Come dicono gli americani qualunque business oggi è un “people business,” quindi un business fatto e portato avanti da persone, sulle quali è necessario investire tempo e risorse. Il paragone è molto semplice, cosa accade ad una macchina alla quale non facciamo la regolare manutenzione e i controlli periodici? Cosa accade ad un computer se non facciamo gli aggiornamenti del caso per tenerlo il più possibile aggiornato?

La routine ed il correre quotidiano, le necessità sempre più impellenti di far fronte a richieste del mercato ‘just in time’, la routine del rincorrere obiettivi di budget e pianificazione quotidiana spesso non lasciano spazio a momenti di riflessione, incontro e check up delle proprie risorse.

Prendersi del tempo non vuol dire perdere tempo.

E’ di Abramo Lincoln la frase che dice: «Se avessi a disposizione otto ore per abbattere un albero, ne passerei sei ad affilare l’ascia».

Fermarsi per affilare l’ascia non è una perdita di tempo, è evidente a tutti quelli che leggono questa frase ma non è altrettanto evidente quando, nella vita di ogni giorno, si parla di fermarsi per riflettere, riposare, formarsi.

Quale miglior strumento da affilare, da aggiornare e da curare se non le risorse sulle quali investire?

Da sempre si parla di formazione in azienda per far crescere le risorse e spesso questo genere di formazione riguarda competenze specifiche, quelle che vengono definite ‘Hard Skills’ o competenze tecniche, il punto è quanto è importante per un’azienda la capacità di lavorare in team, l’abitudine di sviluppare una propria responsabilità e proattività, la capacità di  comunicare in modo più efficace all’interno e all’esterno dell’azienda? Come cambierebbe la qualità del lavoro se i collaboratori migliorassero queste capacità?

Nelle aziende, in generale anche in quelle più strutturate, manca il vero concetto della formazione sulle “Soft Skills” (personali, interpersonali e metodologiche di gestione risorse). O meglio, anche chi investe in formazione su questi specifici temi a volte riempie giornate di calendario fornendo informazioni e strumenti, ma poi al lato pratico manca il come inserirli nella quotidianità lavorativa, dimenticando che andare ad un corso di formazione o rivolgersi ad un consulente è come andare al supermercato: puoi fare la spesa, riempire il carrello con qualunque genere alimentare, arrivare a casa e riempire il frigo ma….. se non cucini…. finisce che non mangi, con somma delusione, frustrazione e maggior stress che si accumulano. Il vero problema della formazione in azienda è che spesso viene erogata con l’obiettivo di andare a risolvere le problematiche, mentre è solo parte del processo, che va poi seguito da una metodica applicazione e attività di Coaching per allenare le risorse aziendali all’utilizzo di questi strumenti.

Per analizzare i livelli di stress da lavoro-correlato, alcune delle domande sottoposte ai lavoratori secondo l’indagine ISPESL, Istituto Superiore per la Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro, sono le seguenti:

  • Sono soggetto a molestie personali sotto forma di parole o comportamenti scortesi?
  • Ci sono attriti o conflitti fra i colleghi?
  • Al lavoro sono soggetto a prepotenze e vessazioni?
  • Se qualcosa al lavoro mi ha disturbato o infastidito posso parlarne con il mio capo?
  • Quando ci sono dei cambiamenti al lavoro, mi è chiaro che effetto avranno in pratica?
  • Sono supportato in lavori emotivamente impegnativi?
  • Il mio capo mi incoraggia nel lavoro?

Come evidente la maggior parte di queste tematiche che possono generare stress vanno a toccare aree che riguardano la capacità di relazione, di comunicazione, di motivazione, gestione dello stato d’animo, del cambiamento e gestione dei collaboratori, che come abbiamo detto rientrano nelle ‘soft skills’. Lo stress è la reazione avversa ad eccessive pressioni o ad altro tipo di richieste. Esiste una profonda differenza tra il concetto di “pressione”, un fattore talvolta positivo e motivante, e lo stress che insorge quando il peso di tale pressione diventa eccessivo. Lo stress lavoro-correlato produce effetti negativi sull’azienda in termini di impegno del lavoratore, prestazione e produttività del personale, incidenti causati da errore umano, turnover del personale e abbandono precoce, tassi di presenza, soddisfazione per il lavoro, potenziali implicazioni legali.

Sono diverse e numerose le convincenti prove che periodi prolungati di stress, tra cui quello da lavoro-correlato, possono incidere negativamente sullo stato di salute di un lavoratore. Numerose ricerche hanno dimostrato la forte correlazione tra stress lavoro-correlato e disturbi fisici quali cardiopatie, mal di schiena, cefalee, disturbi intestinali ed altre patologie minori (Cox et al., 2002); disturbi psichici quali ansia, depressione, difficoltà di concentrazione, ridotte capacità decisionali (Daniels, 1997; Ferrie et al., 2002). Inoltre, lo stress può condurre ad altri comportamenti potenzialmente nocivi per il benessere e la salute psichica e, più in generale, a modifiche dello stile di vita e comportamentali (Cooper, 1981; Mols et al., 2010).

Adottare provvedimenti per la gestione delle cause dello stress lavoro-correlato rende possibile prevenire o, quanto meno, ridurre l’impatto che questo fenomeno può avere sull’azienda e generare, in questo modo, benefici aziendali. Una buona gestione dei collaboratori che prevenga l’accumularsi di stress da parte degli stessi prevede la formazione e sviluppo consapevole di soft skills attraverso interventi di coaching sia per chi ha il compito di gestire e far crescere un team di lavoro che per chi ne fa parte.

E’ importante tenere conto delle 4 fasi di creazione e di equilibrio di un gruppo, Forming, Storming, Norming e Performing come dal modello di sviluppo del team di Bruce Tuckman che prevede l’utilizzo di uno stile di management da parte di chi è chiamato a dirigere o gestire un gruppo flessibile secondo le situazioni, gli eventi ed i momenti della vita aziendale di un collaboratore.

Ogni team ha tempi, necessità e problematiche per sviluppare l’identità di squadra che vanno osservati, anticipati e gestiti con efficacia, altrimenti si rischia di perdere la motivazione del gruppo e la leadership da parte di chi lo gestisce. Perché un gruppo di lavoro acquisisca l’identità di squadra e possa collaborare insieme in modo produttivo e proattivo va allenata la cultura del feedback come strumento di crescita e di miglioramento. Utilizzando un approccio puntuale, specifico e che non leda l’autostima delle persone, diventa possibile utilizzare questo momento di confronto come rinforzo della fiducia e della continua possibilità di crescita da parte del singolo collaboratore. “Ogni testa è un piccolo mondo” ed è fondamentale capire il linguaggio e gli schemi motivazionali di ogni singolo perché è compito dell’imprenditore o del manager far innamorare dell’azienda il suo collaboratore in quanto è attraverso questa risorsa che è possibile realizzare i budget e raggiungere gli obiettivi fissati dall’azienda. Instaurare un clima motivante ed un atteggiamento volto al risultato è la chiave per generare un’ambiente nel quale ogni individuo si senta libero di esprimersi, l’atteggiamento produttivo volto al risultato è il motore della motivazione e salute aziendale.

E’ dimostrato che investire nello sviluppo di risorse personali, interpersonali e metodologiche migliora la qualità ed il benessere dell’individuo che applicando nuove metodologie, approcci e schemi di pensiero è capace e preparato ad affrontare situazioni di forte impegno lavorativo e momenti di confronto con i colleghi.

Ogni giorno compiamo una serie di piccole o grandi schemi ripetuti, una serie infinita di abitudini inconsce che se non allenate in modo produttivo possono portare ad una pessima gestione dell’emotività, scarsa capacità di relazionarci e comunicare con colleghi o responsabili, incapacità di concentrarci su ciò che rappresenta un obiettivo importante per se stessi e per l’azienda.

Quanto costa l’insoddisfazione, la mancanza di motivazione, l’improduttività o le malattie dovute al forte stress da lavoro?

Una buona capacità di comunicazione empatica tra i colleghi, una comunione e rispetto dei valori e delle regole aziendali, la definizione precisa dei ruoli e delle mansioni, stabiliscono un adeguato livello di organizzazione.

E’ importante coinvolgere il personale in momenti periodici di riunione e confronto aperto che garantiscano la possibilità di esprimersi, ricevere feedback, essere informati dei risultati raggiunti e consentiranno al manager di comprendere, per ognuno, le ragioni dei loro comportamenti, indirizzarne l’indole verso risvolti gratificanti per il singolo e produttivi per il gruppo, stemperare gli eccessi e favorire il controllo emotivo, il superamento di pregiudizi, la disponibilità e la collaborazione con tutta la squadra.

La motivazione è il carburante di ogni azienda e nei collaboratori la motivazione è rappresentata da un serbatoio diviso in due, spesso il 70% di questo serbatoio sono le motivazione "perchè devo" (faccio questo lavoro perché devo pagare le bollette, o perché devo pensare alla famiglia, o perché devo qualcosa che mi obbliga a fare questa scelta), solo il 30% sono le motivazioni “perché voglio” (voglio fare questo lavoro perché mi sento gratificato, voglio fare questo lavoro perché mi piace, voglio impegnarmi al massimo perché traggo molta soddisfazione).

Il compito dell’azienda, nei confronti dei collaboratori è quello di far realizzare il sogno individuale di ogni individuo attraverso la propria mission e vision aziendale e far si che questi valori possano essere invertiti il più possibile. Tutto questo non significa giustificare o scusare inefficienza o scarsa professionalità nello svolgere il proprio compito anzi, giustifica ancora di più che l’azienda possa prendere posizioni forti grazie al fatto che si è preoccupata di fornire tutte le risorse e l’appoggio necessario a favorire le condizioni ottimali dove poter svolgere le proprie mansioni. Prendersi cura delle proprie risorse fornendo adeguati strumenti per far fronte alla quotidianità, alle sfide competitive, alla continua crescita degli obiettivi è soltanto il miglior modo per ridurre costi dovuti alle assenze, le malattie e la mancanza di adeguata motivazione ed inadeguati rendimenti del personale. 

 

Marco Rangoni
Very Personal Consulting
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